Stipendi bassi e pensioni anticipate impossibili: le durissime novità spiazzano tutti

Stipendi troppo bassi rendono impossibile andare in pensione in anticipo. In futuro dovremo lavorare sempre di più. 

Notizie davvero pessime per milioni di lavoratori e, in particolare, per i più giovani: in futuro dovremo lavorare sempre di più per poter andare in pensione. È innegabile che la percentuale di occupazione in Italia, negli ultimi mesi, abbia fatto un salto in avanti. Anzi in alto, arrivando addirittura al 61,7%. Percentuale comunque bassa rispetto alla media europea che si attesta intorno al 70% ma comunque un ottimo risultato per il nostro Paese. Purtroppo però, anche se sale il numero delle persone occupate, non aumentano i salari.

Stipendi bassi e pensioni anticipate
Stipendi bassi e pensioni anticipate, perché saranno impossibili (nspower.it)

In Italia, da anni, lo stipendio medio è di 1500 euro al mese lordi. I lavoratori part time o poco qualificati, spesso non arrivano nemmeno a 1000 euro lordi al mese. Ma stipendi bassi significa anche pochi contributi e pochi contributi significa assegni previdenziali bassi. In alcuni casi un assegno previdenziale troppo basso non permette nemmeno di andare in pensione.

Chi guadagna poco non può andare prima in pensione

Il Governo Meloni, con l’ultima legge di Bilancio che verrà approvata definitivamente il 31 dicembre, ha introdotto diverse novità sul fronte delle pensioni. Una modifica in particolare penalizza chi guadagna poco. Il mondo delle pensioni, ad oggi, è ancora regolato dalla legge Fornero che prevede il pensionamento a 67 anni con almeno 20 anni di contributi. Tuttavia, i lavoratori contributivi puri- cioè coloro che hanno iniziato a versare i contributi dopo il 1995- possono beneficiare di un forte sconto sia anagrafico che contributivo.

durissime novità spiazzano tutti
Pensioni e stipendi, cambia tutto (nspower.it)

In pratica, chi ha iniziato a versare i contributi dopo il 1995, può andare in pensione a soli 64 anni e con appena 20 anni di contributi. Ma c’è una condizione da rispettare: la pensione maturata deve essere al di sopra di una certa soglia. Fino al 31 dicembre 2023 un lavoratore contributivo puro potrà andare in pensione a 64 anni e con 20 anni di contributi se ha maturato una pensione pari almeno a 2,8 volte l’importo dell’Assegno sociale.

Ma dal 2024, per uscire dal lavoro sempre a 64 anni e sempre con solo 20 anni di contributi, un lavoratore dovrà aver maturato un assegno previdenziale pari almeno a 3 volte l’importo dell’Assegno sociale che, a sua volta, il prossimo anno- grazie alla rivalutazione annua delle pensioni- passerà da 503,27 euro a 537,00 euro. Secondo le stime per aver maturato una pensione così alta a soli 64 anni, una persona dovrebbe guadagnare almeno 1700 euro al mese. Stipendio che ben pochi oggi percepiscono in Italia.

Considerando che, andando avanti, l’importo dell’Assegno sociale aumenterà progressivamente – in conseguenza, appunto, della rivalutazione annua- è inevitabile che sempre meno persone riusciranno ad accedere alla pensione a 64 anni. A meno che non inizino ad aumentare anche gli stipendi: ipotesi che, per il momento, appare piuttosto improbabile. Quindi i giovani dovranno lavorare sempre più a lungo.

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