Se per comprare riso di qualità spendi tanti soldi, sappi che si tratta di un bluff tutto italiano: è una truffa, ecco perché.
Il riso, insieme alla pasta e al pane, è uno dei carboidrati più acquistati in Italia. Ma per comprare un prodotto di qualità quanto bisognerebbe spendere? Ecco tutto quello che c’è da sapere! Spendi tanti soldi per compare riso che credi sia di qualità? In realtà esiste un modo perfettamente legale per “truffare” il consumatore.
In pratica crediamo di spendere la cifra per avere un tipo specifico di prodotto, ma in realtà stiamo pagando di più per qualcosa che potrebbe valere di meno. Si tratta di qualcosa che nessuno conosce, nonostante sia perfettamente legale e quindi tutelato per legge.
Il riso costa troppo? Ecco la verità dietro la scelta
Una nuova legge che regolamenta il riso in un modo decisamente anomalo. Secondo la legge n.131 del 2017, in etichetta deve essere identificata l’origine del riso, lo stabilimento e il confezionamento, ma non è questo quello che fa scattare il malinteso. Sul pacco del riso italiano, destinato ai mercati esteri, infatti è possibile indicare la denominazione del gruppo, quindi ad esempio scrivere Riso Carnaroli quando in realtà il Carnaroli non c’è. Non c’è un obbligo di indicare nello specifico di cosa si tratta.
Si può decidere, per norma, di scrivere il nome di un gruppo di appartenenza che non è quello che c’è nel pacco. Ad esempio per il Carnaroli sono ammesse 16 tipologie diverse di riso che quindi sono altro ma essendo “simili” per consistenza e qualità possono essere definite in quel modo anche se poi non lo sono.
Per denominare il riso quindi bisognerà far federe al registro delle varietà tradizionali ed essere nello specifico più chiari possibili. Ad esempio la denominazione del riso deve prevedere il tipo, la lavorazione, la pigmentazione, il trattamento e la varietà, ma sull’etichetta del pacco si potrà riportare una sola di queste voci senza fare riferimento a tutto. Ad esempio un riso medio (tipo), integrale (stadio di lavorazione), nero (pigmentazione), parboiled (trattamento subito) e Venere (varietà) potrà essere indicato solo come “Riso Venere”.
Le varietà, con questa regolamentazione, perdono il loro nome e acquisiscono quelle del capostipite. Ogni pacco dovrà pertanto essere nominato come riporta il registro facendo riferimento solo a burla denominazione e non ad altro. Questa legge è solo il risultato dell’obbligo di indicazione di origine on etichetta che si applica anche al settore del riso.